Guido Picelli, ribelle, eroe popolare di Silvana Silvestri

 

IL DOCUMENTARIO. «Il Ribelle. Guido Picelli un eroe scomodo» di Giancarlo Bocchi, prodotto dalla IMP International Media Productions, già uscito nell’edizione italiana (con le voci di Valerio Mastandrea e Francesco Pannofino) corredato da un libro, programmato da Raistoria, è ora distribuito alle televisioni di tutto il mondo da Journeyman Pictures L.t.d.

 

Sul fronte di Siguenza della Guerra di Spagna, il 5 gennaio del 1937, un colpo alle spalle fermò per sempre Guido Picelli, la «leggenda» del proletariato, l’uomo d’azione della sinistra di cui il fascismo aveva paura, l’antifascista che «terrorizzava» Mussolini, ma che era troppo ribelle per Stalin.

Il Ribelle. Guido Picelli un eroe scomodo di Giancarlo Bocchi , prodotto dalla IMP International Media Productions, già uscito nell’edizione italiana (con le voci di Valerio Mastandrea e Francesco Pannofino) corredato da un libro, programmato da Raistoria, è ora distribuito alle televisioni di tutto il mondo da Journeyman Pictures L.t.d. società di distribuzione britannica e in seguito il film sarà disponibile anche in streaming in lingua inglese su diverse piattaforme internazionali e successivamente anche nelle versioni in francese, spagnolo e russo.

Racconta per la prima volta in maniera completa l’avventura umana e politica di Guido Picelli, da quelle più battagliere a quelle confidenziali, una storia fino ad ora nascosta, una vera e propria indagine durata anni, riscoperta di azioni, scritti e documenti degli archivi riservati sovietici, spagnoli e italiani, attuali anche ai nostri giorni.

«Come la luce e l’aria, le idee di libertà e di uguaglianza penetrano ovunque e nessuna forza può contenerle», scrive Guido Picelli nel 1922 dopo aver abbandonato il teatro per scenari più grandiosi.
Dopo 1919 gli bastano pochi anni, e più di un’impresa memorabile da sindacalista unitario, da fondatore delle Guardie rosse, da deputato tirato fuori di galera con un plebiscito popolare, per indossare le vesti dell’eroe popolare.

Il film è distribuito internazionalmente nel centenario della battaglia di Parma del 1922. Picelli nel 1922 guida a Parma poche centinaia di suoi Arditi del popolo, uomini male armati, comunisti, popolari, anarchici, repubblicani e socialisti, che si oppongo per sei giorni a oltre diecimila fascisti guidati da Italo Balbo, che preoccupato scrive nel suo diario: «Se Picelli dovesse vincere, i sovversivi di tutta Italia rialzerebbero la testa…». E la «Battaglia di Parma» si risolve in una disfatta clamorosa per i fascisti . È la prima vittoria militare del fronte antifascista in Europa, ma l’idea del «Fronte unico», che unisce per la prima volta anarchici, socialisti, comunisti, popolari, repubblicani, e determina la vittoria di Parma, viene osteggiata dai leader dei partiti della sinistra. «Noi siamo una forza immensa, ma sbandata, organizzata e disciplinata diventerebbe così potente da distruggere non una ma mille volte il fascismo…» scrive Picelli. Dalle pagine del suo giornale L’ardito del Popolo, il primo di ottobre 1922, lancia un appello profetico, che rimarrà inascoltato, per la costituzione dell’«Esercito rosso», un «fronte unico», che insorga e combatta per la libertà.

«Termini come Etica, Solidarietà, Unità, Democrazia, Coerenza, oggi abusati per giustificare ogni sorta di opportunismo, ritrovano nel romanzo della vita di Picelli il loro significato più autentico».
Dopo la «marcia su Roma» è lui a lottare per convincere i partiti democratici all’insurrezione militare contro il fascismo. Il 1° maggio del ’24 inalbera un enorme drappo rosso sul parlamento per ridicolizzare Mussolini, su indicazioni di Gramsci cerca segretamente di costruire una struttura insurrezionale clandestina sfuggendo ai numerosi agguati fascisti.

Il regime fascista lo teme, lo perseguita e lo spia (un rapporto della polizia segreta lo dimostra). Dopo cinque anni di galera e di confino, giunto in URSS viene emarginato, perseguitato dagli stalinisti. Scampato alla deportazione, giunge in Spagna, dove al comando del Battaglione Garibaldi ottiene a Mirabueno la prima e importante vittoria repubblicana sul fronte di Madrid. Ma dopo soli cinque giorni viene ucciso con un colpo alle spalle mentre si appresta ad attaccare le postazioni fortificate franchiste sullo sperone del S. Cristobal nei pressi di Siguenza.

E stato anche l’unico italiano che ebbe nel 1937 tre imponenti funerali di Stato, a Madrid, Valencia, Barcellona. Ma quando ad un anno dalla morte, alti ufficiali delle Brigate internazionali di Spagna proposero di conferire alla sua memoria l’Ordine di Lenin, la più alta onorificenza sovietica, i funzionari comunisti italiani – come viene documentato nel film Il Ribelle con documenti segreti degli archivi sovietici – stilarono un rapporto segreto per il Comintern, sui contatti tra Picelli e gli antistalinisti del Poum che di fatto bloccò il riconoscimento.

La prima versione del film Il Ribelle venne proiettata in anteprima al Cinema Dorè della Filmoteca Española con la presentazione di Alfonso del Amo, direttore dell’Archivio della Filmoteca Española, uno dei massimi esperti mondiali di cinema della Guerra civile in Spagna. Nei mesi successivi il film fu proiettato a Mosca al Gosfilmfund, l’Archivio nazionale del cinema della Federazione Russa e nel cinema della Biblioteca Eisenstein.

(Giancarlo Bocchi è un regista autore di numerosi documentari e film sui teatri di guerra da Sarajevo terzo millennio del 1994, a Diario di un assedioMorte di un pacifistaIl Leone del PanshirKosovo anno zeroNema problema.)

(tratto da Alias/il manifesto, 7 maggio 2022)

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