C’è molta confusione nel ‘ritorno al nucleare’ voluto da Pichetto Fratin di Mario Agostinelli e Alfiero Grandi

 

Entro quest’anno è previsto il ritorno in Italia delle scorie radioattive ad alta pericolosità inviate in Francia e Gran Bretagna per essere trattate, ma l’Italia non sa dove metterle.

La confusione sul ritorno all’energia elettrica prodotta da centrali nucleari è massima ma la situazione non è eccellente, come affermava Mao. Entro quest’anno è previsto il ritorno in Italia delle scorie radioattive ad alta pericolosità inviate in Francia e Gran Bretagna per essere trattate, ma l’Italia non sa dove metterle perché non ha costruito un deposito adatto per custodirle in sicurezza.

Il governo ha approvato il progetto di legge (v. ddl “nucleare sostenibile”) presentato dal ministro dell’Ambiente che ha l’obiettivo di regolamentare la costruzione di nuove centrali nucleari tagliando il tempo per l’approvazione dei decreti attuativi da 24 a 12 mesi. Tuttavia questa fretta si è persa per strada perché il testo del progetto di legge non è ancora stato presentato in Parlamento, creando incertezza sul suo contenuto. Il pdl è una clamorosa (meritata) sconfessione di anni di lavoro della Sogin, che non è riuscita a trovare una soluzione per lo stoccaggio delle scorie nucleari e ha causato reazioni contrarie nei territori, inoltre il governo prevede di aumentare le bollette elettriche per finanziare lo smantellamento delle centrali nucleari chiuse.

La proposta di nuove centrali nucleari è incomprensibile visto che il problema delle scorie nucleari non è stato risolto. A differenza di altri paesi come la Francia l’Italia non dispone di depositi adeguati. Il governo punta su nuove centrali più piccole – in particolare SMR e AMR – ma di queste non ci sono ancora prototipi sperimentati che abbiano dimostrato di essere affidabili e convenienti. Inoltre vengono riproposti metodi come il raffreddamento a piombo fuso abbandonato dai francesi per la sua impossibilità di gestione. Puntare su tecnologie non collaudate e senza prototipi funzionanti solleva dubbi sulla loro effettiva convenienza e sicurezza, oltre che sui costi, più del triplo rispetto alle rinnovabili.

Il governo spera di aggirare la sentenza 199/2012 della Corte Costituzionale che limita la possibilità di eludere l’esito dei referendum popolari e per questo accredita suggestioni che non hanno alcun fondamento, se non la speranza che nel frattempo intervengano nuove tecnologie risolutive, di cui per ora non esistono prove

In questa confusione, non casuale, è una certezza che l’alibi del nucleare venga usato per distrarre dai ritardi del governo sulle energie rinnovabili. Ad esempio, sulle localizzazioni sono stati decentrati dal Ministero poteri alle Regioni che stanno bloccando le decisioni di installazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili, che Terna invece segnala presentate per livelli altissimi di produzione. Questo significa che ha ragione il piano 100% rinnovabili: l’Italia potrebbe produrre energia elettrica da fonti rinnovabili a costi molto inferiori, anzitutto usando gli spazi che non creano problemi (7% della superficie nazionale) come tetti e aree abbandonate per il fotovoltaico e investendo nell’idroelettrico, nel geotermico e in tante altre fonti possibili, approvando definitivamente il progetto per l’eolico in mare a 30 km dalla costa per Civitavecchia, un apripista, che giustificherebbe ancor di più la chiusura della centrale a carbone.

image_pdf

Lascia un commento