Il Dio degli eserciti e di Donald Trump di Roberto Fieschi

 

A più riprese, nella Bibbia, ricorre il Dio degli eserciti. E questo Essere supremo non lesina le indicazioni al suo popolo.

Dal Deuteronomio: “Soltanto nelle città di questi popoli che il Signore tuo Dio ti dà in eredità, non lascerai in vita alcun essere che respiri; ma li voterai allo sterminio: cioè gli Hittiti, gli Amorrei, i Cananei, i Perizziti, gli Evei e i Gebusei, come il Signore tuo Dio ti ha comandato di fare”

“e quando l’Eterno, il tuo Dio, te l’avrà data nelle mani, ne metterai a fil di spada tutti i maschi; ma le donne, i bambini, il bestiame e tutto ciò che sarà nella città, tutto quanto il suo bottino, te li prenderai come tua preda; e mangerai il bottino de’ tuoi nemici, che l’Eterno, l’Iddio tuo, t’avrà dato.”

“Perciò il Signore, l’Eterno degli eserciti, il Potente d’Israele, dice: Ah, io avrò soddisfazione dai miei avversari, e mi vendicherò dei miei nemici! “(Isaia 1:24)

Netaniahu conosce bene la Bibbia e ne segue le indicazioni.

Ma il Deuteronomio è stato scritto 2500 anni fa. È angosciante che queste parole tornino attuali con lo sterminio dei palestinesi a Gaza. Nei due millenni e mezzo da allora abbiamo sentito altre parole che ci confortano un poco: “In quel tempo, Gesù disse: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male”. (Lc 6,27-38)

In quasi tutte le religioni, passate e presenti, c’è un Dio che interviene nella guerra. L’intervento forse più noto è quello in favore di Costantino (In hoc signo vinces), che gli permise di sconfiggere Massenzio.

Ma prima e dopo ne troviamo in abbondanza, dalle Crociate, alla battaglia di Lepanto, fino al “Gott mit Uns” dei nazisti.

Scarso il successo dei predicatori di pace, da San Francesco a Emmanuel Kant.

In questi ultimi anni abbiamo assistito a un uso intenso del richiamo all’intervento di Dio, dall’attentato del luglio 2024, quando il proiettile di Crooks fu deviato dal Signore, alle imponenti manifestazioni in seguito all’assassinio di Charlie Kirk, accompagnate da slogan come “Gesù è il mio salvatore, Trump il mio presidente” o “Make America Christian Again”.

E al Dio della Bibbia si richiama Netanyahu, il primo ministro israeliano, già condannato, insieme con Putin, dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità e crimine di guerra.

Non ci si trattiene neanche dall’altra parte, A George W. Bush, un devoto cristiano, Putin ha raccontato la storia di una croce che sua madre gli aveva regalato e che era sopravvissuta a un enorme incendio nella sua dacia, un atto di Dio. Recentemente ha raccontato di aver pregato per Trump, “il suo amico”, dopo l’attentato alla sua vita “.

Nel caso degli Stati Uniti d’America, questo richiamo a Dio è comprensibile, perché tra i principali sostenitori (numericamente) di Donald Trump ci sono gli Evangelici; i cristiani evangelici sono  circa ottanta milioni, quasi un quarto della popolazione.

Negli Stati Uniti molte delle Chiese evangeliche si concentrano sull’opposizione al diritto all’aborto, ai movimenti LGBT+, al femminismo e alla droga, oltre ad essere forti oppositori dei movimenti dei diritti civili in ogni loro forma.

Attendono impazientemente l’Apocalisse, a cui seguirà l’avvento di Gesù Cristo, il quale giustizierà tutti i non credenti, e porterà con sé in Paradiso i suoi fedeli.

La lotta contro i demoni occupa un posto importante negli insegnamenti e nelle preghiere di queste chiese, talvolta con esorcismi di massa o le cosiddette “Prayerwalking”, marce durante le quali i credenti pregano contro gli spiriti.

Il male viene identificato nell’evoluzione dei costumi in senso liberale, nelle strutture dello stato viste come “oppressive”, nella presunta attività persecutoria nei confronti della religione da parte dei Democratici.

Questa visione si sposa perfettamente con molte delle teorie dell’estrema destra americana e con gran parte del messaggio politico di Trump, che si racconta come paladino perseguitato dei «veri valori americani», quelli che hanno «fatto grande» il paese. La sua retorica ricalca spesso le visioni più radicali e cospirative degli evangelici, che si definiscono sotto attacco dalle forze del “male”. Trump in un recente comizio ha accusato l’amministrazione Biden, ma anche «i comunisti, i marxisti e i fascisti» di perseguitare i cattolici, aggiungendo che «gli evangelici saranno i prossimi».

Il concetto di un’America sotto attacco da «forze interne alla nazione che la vogliono allontanare dai propri fondamenti biblici» non è nuovo: fu promosso negli anni Settanta e Ottanta da Moral Majority, un movimento della destra cristiana che contribuì a spingere vari movimenti protestanti verso posizioni sempre più vicine ai Repubblicani..

Gli evangelici hanno sostenuto i Repubblicani anche nel 2016, quando Donald Trump vinse le primarie e poi divenne presidente, nonostante fosse un politico pluridivorziato e magnate dei casinò, che aveva mostrato fino a quel momento poca o nessuna attenzione alla religione. Nonostante le sue rare partecipazioni alle funzioni religiose, Trump è percepito come un “uomo di fede” da gran parte dell’elettorato americano.

La decisione di creare un Ufficio della Fede alla Casa Bianca e di nominare l’ex televangelista Paula White Cain come Consigliera, non solo ha ulteriormente avvicinato Trump a quella fetta di americani il cui sostegno è stato (ed è) fondamentale, ma ha permesso al gruppo religioso di accedere direttamente al vertice del potere di Washington

Anche la scelta di un evangelico del Midwest come Mike Pence alla vicepresidenza non è stata casuale, ma volta ad assicurarsi il supporto di quello specifico bacino elettorale.

Da non credente, tiro un sospiro di sollievo per vivere in un Paese e in un Continente dove la religione, pur nelle sue diverse espressioni, non scade ai grossolani livelli sopra illustrati.

(foto: Il Sogno di Costantino, di Piero della Francesca , Basilica di San Francesco ad Arezzo)

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